PIETRA PERDUCA

IL MISTERO DELLA PERDUCA

Chi sale la Valtrebbia, per la strada Piacenza Bobbio, giunto presso Perino resta colpito dalla visuale sulla destra dall'affiorare di due vette poco distanti l'una dall'altra, dall'aspetto rupestre, di colore marrone scuro, che si stagliano nel cielo sopra il verde delle colline sottostanti: la Pietra Parcellara e la Pietra Perduca. Particolarmente interessante è quest'ultima, sia per la sua conformazione geologica a 550 metri sul livello del mare, sia per il fatto che si tratterebbe di una incredibile formazione ofiolitica uscita dalla crosta terrestre 200 milioni di anni fà. La sua configurazione dovette imporsi all'attenzione dei lontani primi abitanti dell'attuale territorio piacentino e non solo di esso. Un senso di mistero pervade anche l'uomo disincantato e privo del senso del sacro del nostro tempo.
Quando affronta l'ardua salita, scorge nella pietra l'orma della civiltà di secoli, di millenni lontani, mentre la fantasia si perde di fronte all'arcaismo di interventi sulla roccia che evocano culture, credenze, riti che solo i paleologi, con difficoltà tentano di interpretare. Vi è chi pensa ad una presenza umana già dal periodo paleolitico che si estende da 600.000 a 10.000 anni fà, sia all'età del bronzo: 3.500 AC al 1.200 AC o all'età del ferro che nel mondo mediterraneo si svolse dal XII secolo A.C. L'erta salita verso la vetta riserva sorprese e forti interrogativi. La prima è l'incontro con scanalature scavate nella roccia, probabilmente realizzate per il deflusso dell'acqua o per il percorso dell'uomo. Si scorgono poi grotte che forse ospitarono uomini primitivi, antichissimi gradini scavati nella roccia appiattiti dal piede umano che da millenni li ha calcati.

La sorpresa che attende chi per la prima volta raggiunge la cima più bassa, è il riscontrarvi una vasca rettangolare, colma di acqua leggermente corrente ma nello stesso tempo un pò stagnante che misura circa metri 3,2 x 1,8. Sorpresa ancora maggiore è quella di trovarvi vari tritoni che vi nuotano in cerca di insetti con cui sfamare la loro voracità. La prima domanda che emerge spontanea è a che serviva la vaschetta. Era lo specchio perché vi risplendesse la volta celeste oppure l'intento di venire a contatto con la forza benefica che si pensava emanasse dal ventre della Terra? Sembra che debba ascriversi alle abluzioni di carattere rituale, ma per chi, come, quando? Forse studi più approfonditi potrebbero portare a capire il messaggio muto, ma affascinante per l'alone di mistero che copre le numerose e silenti tracce lasciate dall'uomo primitivo vissuto millenni di anni fà.

LA STORIA DELLA CHIESA

Per avere notizie sicure bisogna rifarsi all'archivio diocesano di Piacenza e precisamente alla sezione che riguarda gli atti delle visite pastorali dei vescovi che ebbero inizio dopo il concilio di Trento (1545-1563).
Purtroppo mancano notizie delle primissime ispezioni una delle quali avvenuta nel 1579, ad opera del vescovo di Rimini G.B. Castelli per ordine dello stesso Sommo pontefice, molto accurata e ricca di particolari assai interessanti.
La fonte per conoscere qualche cosa degli avvenimenti anteriori si trova all'interno della chiesa stessa, in una lapide posta nella parete sinistra presso l'altare maggiore, il cui testo che quì viene riprodotto presenta qualche difficoltà di comprensione

DELEONE PERULUS DIVE VIRGINIS
ALTARE CUM TURRI EREXIT
PRESBITER ECCLESIAM APUDQUE
DOMUM FECIT,CALICEM NISSALE
CORONA SOLATII NONNULLAQUE
ERA DUO CAMPANE (1514d C)

IL SACERDOTE PEROLO DELEONE
ERESSE LA CHIESA CON LA TORRE
ALLA SANTA VERGINE MARIA E VI
FECE UNA CASA E DONO'
CALICE MESSALE E ALCUNE CORONE E
DUE CAMPANE DI BRONZO
IN RICONOSCENZA. (1514)

Il convisitatore del vescovo Ranza che trascrisse il testo della lapide, credette che tale data fosse quella della fondazione dell'oratorio, mentre è certissimo che si tratta di una ricostruzione parziale di un edificio precedente risalente al 1110 in quanto i dipinti della parete sinistra sono più antichi almeno di un secolo dalla ricostruzione.
Bisogna giungere al 15 giugno 1615 per avere le prime notizie sicure.
Nel testo della visita pastorale si trova una prima precisazione storica e cioè che l'oratorio, denominato SANTA MARIA DELLA PERDUCCA, era dedicato alla Madonna Assunta.
Non si fà cenno né alla festa né alla devozione di S. Anna. La grande festa si svolgeva il 15 di agosto di ogni anno. L'oratorio era parte della parrocchia di S. Stefano protomartire in Caverzago. Le successive visite pastorali parlano quasi costantemente del degrado della chiesa.
Soltanto agli inizi del 1800 si comincia a parlare e a celebrare la festa di S.Anna alla quale verrà dedicato questo tempio. La vita dell'antico oratorio si svolgeva tranquillamente con l'intervento ogni anno alla festa di una moltitudine di persone.
Ma qual'è la data di erezione dell'oratorio della Pietra Perducca? Ne 1117 in altitalia ci fù un terremoto devastante e anche l'oratorio ebbe notevoli danni, l'edificio fù parzialmente distrutto. La parete di fondo era ornata da una piccola abside che ospitava l'altare e si doveva trovare dove ora giunge il presbiterio. La sistemazione attuale risale al 1514 come risulta dalla lapide posta alla sinistra dell'altare.
Si saliva alla chiesa per mezzo di uno stretto sentiero scavato nella roccia e si entrava nell'edificio da una porticina sulla parete sinistra ancora visibile. L'attuale porta risale al periodo in cui fu costruita la scala.
Salendo lungo i gradini che permettono di superare l'erta su cui sorse il primo luogo di culto cristiano si giunge alla chiesa oggi ringiovanita per merito del parroco Don Giampiero Esopi, della gente di Caverzago, del giovane architetto Manuel Ferrari, della soprintendenza per i beni culturali di Parma e Piacenza, della restauratrice Alessandra D'Elia e con il contributo della fondazione di Piacenza e Vigevano.
Ad assicurare sull'antichità dell'edificio è il fatto che la chiesa è orientata ad est, rivolta verso Gerusalemme dove si sono svolti gli eventi più importanti della nostra fede: la passione, la morte, la resurrezione del cristo e da dove ritornerà per giudicare i vivi e i morti alla fine dei tempi.
Le pareti laterali erano affrescate da terra a cielo. Oggi purtroppo di tutti quegli affreschi rimangono solo alcune figure. L'altare è stato realizzato dall'artigiano Mario Pansini in legno di ciliegio in memoria della moglie. All'interno sono conservate due statue: una raffigura S.Anna a cui è dedicata la chiesetta, l'altra raffigura la statua della Madonna Assunta. Sulla destra esiste un affresco raffigurante S.Michele che pesa le anime dei defunti, contrastato da un demone zoomorfo che sbilancia la pesa con le anime dei beati.
Il dipinto è opera di autore ignoto databile al XVI secolo. Di autore diverso è il ciclo sulla parete di sinistra: il S.Antonio Abate è di mano più antica, forse della fine del trecento, mentre la decorazione pittorica cinquecentesca denota un intervento coevo alla ricostruzione del 1514.
Le figure di santi sono racchiuse entro una semplice quadratura ed intervallate da riquadri a finto marmo. I personaggi raffigurati sono: San Nicola di Bari, San Colombano e San Giorgio. Esiste inoltre la raffigurazione della Madonna del latte ed un'altra della Madonna con il bambino. Le due vasche sempre con acque, erano vasche cultuali.
A detta dello studioso Mons. Michele Tosi, a queste vasche salivano le donne desiderose di maternità. Battevano le reni contro la roccia immergendosi e chiedendo il dono della maternità. Tante donne ancora oggi vengono a chiedere questa grazia.
Molte altre cose si potrebbero dire a proposito di Perducca, ma lasciamo questo compito ai posteri

Don Giampiero Esopi

GLI AFFRESCHI

L'INTERNO DELLA CHIESA